Nel corso dell’Assemblea annuale della S.U.S.L.L.F. tenutasi a Verona il 12 novembre 2004
sono stati commemorati i Soci scomparsi Maria Luisa De Gaspari Ronc e Michel Décaudin.
Pubblichiamo il testo delle commemorazioni di Maria Luisa De Gaspari Ronc da parte di
Luca Pietromarchi, di Michel Décaudin da parte di Franca Bruera e Sergio Zoppi.
Ricordo di Maria Luisa De Gaspari Ronc
Dopo una lunga malattia, la professoressa Maria Luisa De Gaspari Ronc, membro del
Direttivo della nostra Società presieduto dal prof. Enea Balmas, ci ha lasciati il 22 novembre 2003.
Aveva studiato a Venezia, laureandosi con il prof. Italo Siciliano. Dopo diversi anni di insegnamento
del Francese nelle scuole superiori, il prof. Balmas le aveva conferito l’incarico di assistente
di Lingua e Letteratura Francese presso quella che era la sede veronese dell’Università di Padova.
Per lunghi anni, Marisa Ronc ha esercitato il suo magistero in aule non lontane da questa in cui oggi
la commemoriamo. Amava ricordare gli anni veronesi e la vita dell’Istituto diretto da Enea Balmas,
e attorno al quale gravitavano Luciano Erba, Elio Mosele, Annarosa Poli, Grazia Lana come anni
pionieristici, gli ‘anni del cenacolo’ – diceva – dove l’impegno didattico era sostenuto da un
profondo senso di servizio e nutrito da un’altrettanto forte passione per la lettura e lo studio.
Disciplina e passione, era questa l’ideale devise di Marisa Ronc. La sua eleganza, che molti
ricorderanno, era il frutto di un complicato equilibrio tra istanze composite, dove il rigore della sua
educazione trentina, temprata negli anni di guerra, e l’intransigenza della sua morale laica, si
univano ad una divertita tolleranza per tutto ciò che derogava dalla norma. Fosse a nome di un’idea
di originalità, o di musicalità, o semplicemente sotto la spinta di un’autentica passione. E in questo
dialogo tra l’ordine e l’avventura si racchiudeva la sua idea di Francia, nel cui cielo brillavano i
nomi di Montaigne, anzitutto, di Proust e di Apollinaire.
Maria Luisa De Gaspari Ronc non ha pubblicato molto, e amava definirsi clandestina a
bordo della nave universitaria. In verità era come quegli studenti che stupiscono, dopo una mediocre
prova scritta, per la preparazione mostrata all’orale. E’ stata, se così si può dire, una ‘donna di
parola’: nel senso che ha trovato la sua vera vocazione nella didattica, e perché a questa vocazione è
sempre rimasta fedele. Dal 1985 è stata chiamata come Professore associato presso la neo-costituita
Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento, affiancando il prof. Franco Piva: e
ricordiamo bene la sua intransigenza nei confronti di chi credeva che l’esame di Francese fosse solo
un esame di letteratura e non un fatto di passione. L’intransigenza nei confronti degli studenti era la
stessa con cui si giudicava e che, in ultima analisi, le impediva di scrivere. E la dedizione allo studio
che reclamava, era quella che lei stessa offriva all’istituzione universitaria. A Trento, Marisa Ronc
ha diretto per lunghi anni il Centro linguistico di Ateneo, sostenuta dalla convinzione che il lavoro
amministrativo fosse parte integrante del servizio dovuto da ogni docente per favorire la crescita
intellettuale dello studente, e non, come si dice oggi, la sua carriera. Ritiratasi nel 1999, Marisa
Ronc trovava la sua unica consolazione al pensionamento nell’aver evitato la Riforma degli studi
universitari. Da Membro del Gruppo di Studio sul Cinquecento francese, per lei la Riforma era solo
quella di cui parlava D’Aubigné. E dall’alto della sua bella casa trentina, donata ad un’associazione
filantropica, seguiva distrattamente le nostre vicende, incomprensibili, diceva, per chi è nato nella
città della Controriforma. Ma senza il sarcasmo di Agrippa, lo diceva piuttosto con il sorriso di
Montaigne.
Luca Pietromarchi
Ricordo di Michel Décaudin
Michel Décaudin, studioso di alto e riconosciuto prestigio nell’ambito delle ricerche inerenti
la poesia francese tra fine Ottocento e prima metà del Novecento, si è spento il 4 marzo scorso
all’età di 85 anni. L’ampio e articolato percorso della sua attività di docente, il rigore scientifico e la
perspicace lucidità dell’attività di critico, la sua sensibilità, la sua semplicità e il suo sorriso sempre
luminoso non sono estranei a quanti di noi l’hanno conosciuto e a quanti di noi l’hanno frequentato
accingendosi ad esplorare quegli anni cruciali che lui per primo aveva collocato in un percorso
critico finalmente organico all’insegna dell’identificazione della cosiddetta ‘crise des valeurs
symbolistes’, rivelatosi uno strumento indispensabile per la conoscenza dell’evoluzione della poesia
francese nel passaggio dal XIX al XX secolo.
Era nato a Roubaix il 22 aprile 1919. Compiuti gli studi a Lille e a Toulouse, ottenne
l’abilitazione all’insegnamento nelle scuole, professione che svolse costantemente tra il 1945 e il
1951. Nel 1958 discusse alla Sorbonne la tesi La crise des valeurs symbolistes, vingt ans de poésie
française, pubblicata a Toulouse (Privat) nel 1960 e ristampata presso le edizioni Slatkine nel 1981.
Assistente presso la Facoltà di Lettere di Lille tra il 1951 e il 1957, fu nominato Professore a
Toulouse nel 1957 (-1969), poi a Paris X - Nanterre tra il 1969 e il 1972, e infine alla Sorbonne
Nouvelle (Paris III), dove nel 1984, giunto alla fine del suo periodo di docenza, fu nominato
professore emerito.
Ricordare la personalità intellettuale e umana di Michel Décaudin significa soprattutto
riconoscerne un punto di riferimento ineludibile per chiunque di noi abbia intrapreso studi su
Guillaume Apollinaire, di cui Décaudin è stato incontestabilmente il più valido e autorevole
esegeta. Lo ricordiamo nel suo studio al 18, rue des écoles, poi al 60, rue de Fécamp, dinanzi a quei
piccoli schedari bianchi contenenti ogni benché minimo frammento della vita e dell’opera di A-
pollinaire; ricordiamo il suo entusiasmo dinanzi all’avanzamento degli studi inerenti i rapporti
intessuti tra il poeta e i suoi coevi amici – letterati e artisti – d’oltralpe, ricerche condotte da noi
studiosi italiani che egli seguiva con appassionato entusiasmo e sempre generosa disponibilità;
ricordiamo poi il piacere di ascoltarlo, quella sua particolare capacità di sedere in cattedra ‘stando in
piedi’, cominciando a parlare in tono sempre vivace e coinvolgente, sempre accompagnato da un
cospicuo numero di foglietti sui quali annotava i frammenti di un percorso che si sarebbe rivelato
denso di brillanti intuizioni e di profonda e mai greve erudizione.
La sua attività di critico non si è limitata unicamente all’opera di Apollinaire. Sia sufficiente
consultare la sua bibliografia, pubblicata dapprima in L’esprit nouveau dans tous ses états. Hommage
à Michel Décaudin, Minard, 1986 e in seguito in «Que vlo-ve?» 27e année, 4e série, n. 7,
juillet-septembre 1999 per rendersi conto della vastità delle sue conoscenze in merito alla poesia tra
XIX e XX secolo. E proprio in virtù di queste sue ampie e approfondite competenze, oltre alla già
citata tesi, i suoi più importanti contributi sono stati il Dossier d’Alcools (Droz, 1960), edizione
ripubblicata nel 1996, una biografia di Apollinaire (Seguier-Vagabondages) nel 1986, un Apollinaire
en somme (con Jean Burgos e Claude Debon, Klincksieck, 1998), un Apollinaire nella
collezione «Références» delle edizioni Livre de Poche e, nell’ambito degli studi apollinairiani
condotti in Italia, la sua partecipazione attiva alle indagini inerenti l’origine e la nascita romana di
Apollinaire e alla pubblicazione dell’edizione filologica della corrispondenza intrattenuta da
Apollinaire con gli artisti e i letterati italiani (Guillaume Apollinaire, 202 boulevard Saint-Germain
Paris, Bulzoni, 1991). Recentemente, lavorava ad una nuova biografia di Apollinaire. Tra le edizioni
più prestigiose da lui curate, vanno ricordati i quattro volumi della «Pléiade» consacrati all’opera
di Apollinaire, pubblicati in collaborazione con Pierre-Marcel Adéma e Pierre Caizergues,
la prestigiosa edizione dei Calligrammes per il Club du meilleur livre del 1955, la pubblicazione
presso l’editore Balland et Lecat dei quattro volumi delle OEuvres complètes (1965-66) di Apollinaire,
e poi ancora la pubblicazione delle Lettres à Lou (Gallimard 1969), de Les diables amoureux
(1964), dei diari apollinariani, della sua corrispondenza e di parecchi altri documenti inediti.
Rimbaud, Verlaine, Valéry, Max Jacob, e ancora Morand, Toulet, Jammes rientrano nella
sua intensa attività editoriale, insieme ai due recenti volumi della «Pléiade» consacrati a Cocteau,
cui avrebbe dovuto seguire un terzo, dedicato al romanzo e al cinema. E poi ancora, articoli, saggi,
recensioni, prefazioni a testimonianza delle sue profonde e garbate qualità di lettore attento e capace
di alternare rigore e disciplina ad immediatezza ed estemporaneità.
Promotore di iniziative culturali di respiro internazionale, Michel Décaudin ha creato presso
il CNRS un’unità di ricerca destinata ad approfondire gli studi sulla poesia del XX secolo, fondato e
diretto riviste tra le quali ricordiamo la serie Guillaume Apollinaire per la «Revue des Lettres
Modernes» (21 numeri dal 1962), e «Que vlo-ve?» bollettino internazionale di studi apollinairiani,
in collaborazione con Victor Martin-Schmets, dal 1973. Ha fondato e diretto seminari di alto livello
specialistico, formando un’équipe di studiosi francesi e stranieri che ha via via approfondito la
figura e l’opera di Guillaume Apollinaire, quel poeta che Michel, sin dalla fine degli anni ’50,
aveva contribuito ad illuminare di luce nuova, sgravandolo dell’inadeguata reputazione fumiste e di
mistificatore e riconoscendogli, attraverso vivaci e illuminanti contributi critici, l’ora incontestabile
posizione di rilievo nell’ambito dell’evoluzione della poesia del Novecento.
Lo ricordiamo soprattutto con grande affetto per quella sua capacità di riunire attorno a sé
amici, allievi, giovani studiosi, semplici amatori, sia in occasione dei biennali incontri a Stavelot,
momento di confronto scientifico e battesimo obbligato e assai temuto per quanti di noi hanno
intrapreso studi apollinairiani, sia in occasione degli annuali incontri al Père Lachaise, che ogni 9
novembre vedeva riunirsi studiosi provenienti da ogni dove per un momento di raccoglimento in
memoria di Apollinaire seguito dalla più adeguata forma di rievocazione del gusto spiccato del
poeta per la buona cucina, che ritrovava tutti noi riuniti attorno ai tavoli di un qualche bistrot
parigino, in un’atmosfera di vivace convivialità sempre foriera di progetti e programmi di lavoro
comuni.
Quelli che restano, ha scritto recentemente Claude Debon in occasione della commemorazione
di Michel, intendono mantenere vivo ‘l’esprit nouveau’ della ricerca che animava i suoi lavori;
quelli che a lungo gli sono stati vicini, lo ricorderanno anche nel mantenerne viva la capacità
di catalizzare amicizie, incoraggiare sodalizi professionali e promuovere l’attività di ricerca al di là
di particolarismi nazionali e convenzioni accademiche.
Franca Bruera e Sergio Zoppi
Commemorazioni