Nel corso dell’Assemblea annuale della S.U.S.L.L.F., tenutasi il 14 novembre 2003 a Firenze,
sono stati commemorati i Soci scomparsi Bernadette Béarez Caravaggi e Francesca Bianca Crucitti
Ullrich.
Pubblichiamo il testo delle commemorazioni di Bernadette Béarez Caravaggi da parte di
Giorgetto Giorgi, di Francesca Bianca Crucitti Ullrich da parte di Franco Piva.
Ricordo di Bernadette Béarez Caravaggi
Bernadette Béarez Caravaggi (di cui chi ha avuto il privilegio di conoscerla non può non
ricordare l’intensa spiritualità, la gioia di vivere e la grande bontà d’animo) ha insegnato per
trent’anni Lingua francese presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Pavia. Era
nata a Ressaix, nello Heinaut, in Belgio, nel luglio del 1940, e aveva compiuto gli studi liceali a
Tournai. Nel 1960 conseguì la Candidature (vale a dire il Diploma universitario di primo livello)
presso l’Institut Supérieur des Sciences Pédagogiques di Liège e, dopo aver sposato Giovanni
Caravaggi (che lavorava, in quegli anni, in qualità di assistente di italiano e di spagnolo,
nell’Università di quella città e sarebbe diventato, non molti anni dopo, titolare di Lingua e
Letteratura spagnola a Pavia), acquisì la nazionalità italiana, si iscrisse alla Facoltà di Lettere e
Filosofia dell’Ateneo pavese e conseguì, nel 1965, la laurea in Lingue e Letterature Straniere
Moderne, discutendo, sotto la guida di Lorenza Maranini, una bella tesi sul teatro di Maurice
Maeterlinck. Ottenuta l’abilitazione all’insegnamento della Lingua francese nelle Scuole
Secondarie, insegnò quella materia presso la Scuola Media P. Franchi Maggi di Pavia dal 1968 al
1972. Dall’anno accademico 1971-1972 ebbe l’incarico dell’insegnamento di Lingua francese alla
Facoltà di Economia dell’Ateneo pavese, con stabilizzazione a decorrere dal 1974. Nel 1987 fu
nominata professore associato della stessa disciplina e ricoprì con grande impegno quel ruolo fin
all’inizio del 2003, anche se la terribile malattia che l’aveva da anni colpita (e che sopportò e
combatté con notevole coraggio) aveva, negli ultimi tempi, minato le sue forze.
Sostanzialmente tre sono stati i suoi principali centri di interesse: in primo luogo, il teatro
francese secentesco e, in particolare, l’opera in ultima analisi poco studiata di Alexandre Hardy. La
Béarez curò infatti nel 1983, per i tipi di Schena e Nizet, un’edizione di una delle più suggestive
pièces di quel drammaturgo, La Belle Égyptienne, e nel 2000 pubblicò presso La Nuova Italia un
importante saggio intitolato Alexandre Hardy, témoin de son époque, in cui analizzava la realtà
socio-politica della Francia durante il complesso periodo fra gli ultimi decenni del Cinquecento e i
primi decenni del Seicento, con particolare attenzione ai riflessi che se ne possono cogliere nel
teatro barocco in generale e, ovviamente, nel teatro di Hardy. Riuscì in tal modo a definire il valore
di pièce à clé di un’opera come Timoclée e a rilevare le impellenti istanze politico-sociali di alcune
altre opere, come La Gigantomachie e Coriolan. La Béarez si occupò, in secondo luogo, della
poesia e della poetica di Nerval e scrisse su quell’autore due suggestivi lavori: Signification de la
polyvalence nervalienne che vide la luce nel 1983 su «Studi francesi» e Mélancolie et poésie chez
Nerval che venne pubblicato nel 1991 da Bulzoni nel volume miscellaneo Malinconia, malattia
malinconica e poesia moderna curato da Anna Dolfi. Il terzo centro di interesse della Béarez fu il
grande poeta e narratore belga di lingua francese Marcel Thiry, sul quale pubblicò nel 1997, sulla
«Revista del Departemento di Filologia Moderna» dell’Università di Castilla-La Mancha, un lavoro
intitolato Marcel Thiry ou les Métamorphoses de l’économie, nel quale studiava la rielaborazione
poetica dell’esperienza commerciale vissuta dall’autore durante molti decenni. La sua traduzione
delle Nouvelles du Grand Possible, dello stesso Thiry, fu interrotta dalla morte.
Va infine ricordato che Bernadette Béarez aveva sviluppato in proprio un’intensa ricerca poetica,
pubblicando una raccolta di versi, Chercheuse d’or, uscita a Viareggio per i tipi di Baroni, nel 1998,
e un volumetto di riflessioni spirituali sul significato del dolore della malattia, intitolato Dalla
soglia della sofferenza, che vide la luce presso la casa editrice Servitium di Gorle, in provincia di
Bergamo, nel 2002. Ma gran parte della sua produzione poetica è rimasta inedita .
Bernadette Béarez Caravaggi non aveva ambizioni di sorta. Dedicava gran parte del suo tempo
alla sua numerosa e affiatata famiglia, nonché al volontariato, e leggeva e scriveva in quanto ne
avvertiva la necessità. Lascia il grande vuoto che solitamente lasciano, scomparendo, le persone
dalla grande forza interiore.
Giorgetto Giorgi
Ricordo di Bianca Crucitti
Francesca Bianca Crucitti Ullrich – Bianca per tutti quelli che la conoscevano – se ne è andata il
9 agosto dello scorso anno, improvvisamente, anche se dopo una lunga e dolorosa malattia, che
l’aveva fiaccata nel corpo e nello spirito; in un momento – nel pieno dell’eccezionalmente torrido
agosto dell’anno passato, quando tutti erano fuori città o fuori sede, alla ricerca di un po’ di
refrigerio – ed in un modo – senza preavviso e senza dare troppo nell’occhio – perfettamente in
linea col suo carattere schivo, sempre timoroso di disturbare o di essere d’impiccio.
Nata a Lucca il 29 giugno 1934, Francesca Bianca Crucitti si era laureata con il massimo dei voti
e la lode in Lingue e Letterature Straniere (Specializzazione in Lingua e Letteratura Francese) nella
Facoltà di Economia e Commercio, corso di laurea in Lingue e Letterature Straniere dell’Università
di Pisa, il 7 novembre 1958, sotto la guida del Prof. Arnaldo Pizzorusso.
Dal 1959 al 1963 ha insegnato Francese nelle Scuole Medie Inferiori e Superiori di Massa e
Carrara.
Dal 1963 al 1982 è stata professore incaricato (poi stabilizzato) di Lingua Francese nella Facoltà
di Economia e Commercio dell’Università di Pisa.
Dal 1979 al 1983 è stata incaricata di Lingua e Letteratura Francese presso la Facoltà di Lettere e
Filosofia dell’Università di Cagliari.
Nel 1983 è stata dichiarata idonea a ricoprire il ruolo di professore associato di Lingua e
Letteratura francese. Ruolo che ha ricoperto dal 1983 al 1986 nella Facoltà di Lettere e Filosofia
dell’Università di Cagliari, dal 1986 al 1989 nella Facoltà di Economia e Commercio
dell’Università di Verona, poi fino all’a.a. 1999/2000 nella Facoltà di Lingue e Letterature Straniere
dello stesso Ateneo, all’interno della quale, a partire dall’a.a. 1992-93, ha assicurato l’insegnamento
di Letterature dei Paesi francofoni e, per alcuni anni, anche la supplenza di Letteratura comparata.
Nel 2000 – a coronamento di una lunga attività didattica e di un apprezzato percorso scientifico –
è stata giudicata idonea a ricoprire il ruolo di professore di prima fascia per il ssd L-LIN/03
Letteratura Francese. Quando ci ha lasciati, Bianca stava ultimando il suo triennio di straordinariato
e si stava per sottoporre – con la grande trepidazione e l’ansia che la caratterizzavano – alla prova
della conferma.
Nel corso della sua carriera, Bianca Crucitti ha tenuto lezioni e seminari presso alcune Università
straniere, in particolare tedesche: a Kassel, a Göttingen, a Ludwisburg, ad Amburgo. Ha
partecipato, con relazioni, a numerosi convegni sia nazionali che internazionali.
È stata membro di numerose società scientifiche, tra cui, oltre alla Società Universitaria per gli
Studi di Lingua e Letteratura Francese – la nostra Società –, la Società Italiana di Studi sul XVIII
secolo, l’Association Internationale des Études Françaises e l’Association Interdisciplinaire de
Recherche sur l’Épistolaire. Rapporti particolarmente stretti Bianca ha avuto con le Associazioni
culturali e gli Enti di ricerca belgi, data anche la natura delle indagini critiche da lei svolte
nell’ultima parte della sua vita di studiosa.
La vasta e varia attività di ricerca di Bianca Crucitti – tradottasi in una sessantina di titoli a
stampa, tra cui otto volumi – si è concentrata essenzialmente su due aree cronologico-spaziali: da un
lato, lo studio dei periodici letterari e dei rapporti culturali intercorsi tra la Francia, la Svizzera e
l’Italia nel Sei e nel Settecento, dall’altro lo studio della letteratura belga tra Otto e Novecento.
Anche se non devono essere trascurate, o passate sotto silenzio, altre sue ricerche, quali quelle
dedicate, per esempio, alle aperture francesi di Mario Praz.
Tra i suoi lavori più impegnativi, e specificatamente consacrati alle letterature di espressione
francese, meritano – a mio avviso – di essere soprattutto ricordati i seguenti:
Scipione Maffei e la sua corrispondenza inedita con Louis Bourguet, apparso, su presentazione
di Vittore Branca, tra le Memorie dell’Ateneo Veneto, nel 1969;
La «Bibliothèque italique». Cultura italianisante e giornalismo letterario – il volume che impose
Bianca all’attenzione degli studiosi –, apparso da Ricciardi nel 1974;
Apollo tra le dune. Amicizie belghe di Paul Valéry, Pisa, Giardini, 1979, che ha segnato l’inizio
del suo fruttuoso e sempre più intenso rapporto con la letteratura belga di espressione francese;
Studi su “Bruges la morte” di Georges Rodembach, apparso per i tipi delle Grafiche Fiorini di
Verona, nel 1992;
La littérature belge d’expression française au miroir de la correspondance Albert Mockel-
Georges Marlow, apparsa, con una prefazione di Roland Mortier, presso la Peter Lang Verlag nel
1998.
Al momento della sua scomparsa, Bianca stava apportando gli ultimi ritocchi al volume che
aveva preparato con tanta cura e passione per la sua conferma nel ruolo di professore di prima
fascia: Pro artibus, studiis et amore. Scienziati e giornalisti, eventi e scoperte (1734-1741):
carteggi e periodici tra Svizzera, Veneto e Toscana, che anche nel titolo bene rappresenta la sintesi
degli interessi scientifici di Bianca Crucitti, così come le aree geografiche e tematiche entro le quali
essi si sono di preferenza sviluppati.
Fin dalle sue prime prove, Bianca Crucitti ha posto chiaramente in evidenza quelle che nel tempo
si sarebbero confermate come le caratteristiche più peculiari del suo lavoro critico: «il gusto per la
precisione dell’informazione erudita e per un’indagine documentaria minuziosa, capace di
ricostruire, in ambiti in cui la scarsità delle fonti note o lo scarso interesse degli storici e degli
studiosi lasciassero sussistere rilevanti lacune di informazione, minuziosi e complessi reticolati di
rapporti intellettuali e personali, tra scrittori, cerchie culturali, professionisti dell’informazione e
della critica letteraria, inseguendo canali anche capillari di comunicazione fra culture diverse».
Esemplare, da questo punto di vista, l’indagine da lei condotta sulla «Bibliothèque italique», il più
organico e forse il più significativo dei contributi scientifici lasciati da Bianca: «un lavoro di storia
del movimento delle idee e delle relazioni culturali nel Settecento che resta ancor oggi, nel suo
ambito, uno strumento indispensabile», come l’ha, credo giustamente, definito uno dei membri della
commissione che nel 2000 ha riconosciuto a Bianca Crucitti la piena maturità scientifica. Ma
altrettanto significativo, anche se si colloca in un’area cronologico-spaziale diversa, è il ponderoso
volume La littérature belge d’expression française au miroir de la correspondance Albert Mockel-
Georges Marlow. Il paziente lavoro condotto da Bianca le ha consentito, da un lato di portare alla
conoscenza degli studiosi un epistolario di estremo interesse che già di per sé è un’eccellente
illustrazione di cinquant’anni di storia letteraria non solo belga, dati gli stretti rapporti che i due
letterati belgi intrattenevano con gli hommes de lettres francesi, ed in particolare con Valéry, di cui
il volume offre, in appendice, un consistente manipolo di lettere inedite, dall’altro, grazie anche alla
minuziosa annotazione di Bianca, di mettere assieme una massa enorme di informazioni e di
suggestioni che non mancheranno di suscitare ulteriori studi di approfondimento sulla letteratura
belga e sui rapporti che essa intrattenne con la letteratura francese tra Otto e Novecento.
La curiosità intellettuale, la passione per la ricerca, lo scrupolo filologico sono le doti che hanno
caratterizzato il lavoro scientifico di Bianca Crucitti. Rimangono – né possono essere sottaciute – le
sue doti umane: la sua attenzione per le persone con le quali entrava in contatto, la sua deferenza, il
profondo rispetto per le autorità costituite, la sua quasi ossessiva paura di disturbare, la sua aria
sempre un po’ svagata, eppure attenta a quanto le veniva detto, la sua profonda sensibilità, che non
sempre era facile cogliere, che non tutti hanno saputo capire ed apprezzare. Sono questi i tratti della
personalità e del comportamento di Bianca che più mi hanno colpito da quando ho imparato a
conoscerla e che, a me, come amico e come Preside della sua ultima Facoltà, ma credo non solo a
me, più mancheranno, e che più a lungo resteranno nella memoria.
Franco Piva
Commemorazioni